Disco


Il primo disco che prende il nome del gruppo stesso, registrato al Jambona Lab di Cascina (PI) nell'agosto del 2015 e distribuito da Materiali Sonori, racchiude l'essenza del lavoro concertistico dei Mescarìa. E' un album che attraversa l'anima del Sud, passando dalla Campania alla Puglia , e facendo sosta in Basilicata con due brani che “ parlano di donne, di matrimoni combinati e di amori non corrisposti”. Il primo è “Fronni d'alia”, un conosciutissimo canto epico-lirico diffuso in varie forme in un tutto il sud, che con il ritmo cadenzato del bodhran e i melismi della voce ci trasporta direttamente nel lungo viaggio musicale dei Mescarìa; l'altro, “ La furnaredda”, raccolto nella memoria della cantante lucana, è qui presentato con una forma completamente nuova, accompagnato dal suono dell' udu, strumento a percussione suonato dalle donne durante i riti e le cerimonie dei popoli Igbo e Hausa in Nigeria. Il disco si accosta alle sonorità gitane con“Mori shej”, una ninna nanna dedicata ad una bambina di nome Sabina, cantanta in lingua romanì e riarrangiata con un sound del tutto originale. Particolare attenzione bisogna porre all' unico brano strumentale del disco, composto dal fisarmonicista M. Musico: “ T(h)e Stone” è la roccia che può essere scolpita, trasformata e che col tempo si modifica ma è sempre lì, presente nella storia, proprio come la musica per i popoli della terra.
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